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Come nasce un'opera

Come nasce un’opera?
Ti sei mai chiesto, quando vai a vedere uno spettacolo teatrale, come si fa? Hai mai notato che agli applausi, dopo gli attori e i cantanti,
escono fuori anche delle persone vestite “normali” che si inchinano e ringraziano come fanno i cantanti? Ebbene, questi sono coloro
senza il cui lavoro lo spettacolo non sarebbe mai esistito. Vuoi sapere perchè?

1. L’idea. Come tutti i prodotti della creatività, un’opera non è qualcosa di materiale, come un vaso che nasce dall’argilla.
Uno spettacolo parte da un’idea, che è la cosa più immateriale che esista; e un’idea può germogliare ovunque e in qualunque momento.

2. Il libretto. Il libretto corrisponde a quella che nel cinema si chiama “sceneggiatura”, ossia un testo che contiene la descrizione dei
personaggi, il soggetto e i dialoghi – che nel caso di un’opera sono perlopiù cantati e non recitati. Il testo del libretto spesso durante la
recita viene proiettato in alto per poter seguire meglio i dialoghi.

3. La musica. Per continuare il paragone col cinema, in un’opera la musica non è soltanto una “colonna sonora” ma è ben di più: è ancora
più importante del libretto perché è sempre presente, sostiene e rinforza le parole ed è protagonista assoluta nelle parti non cantate
(le “sinfonie”).

4. Le audizioni.
Il direttore d’orchestra e il direttore artistico del teatro convocano i cantanti che ritengono più adatti vocalmente e
fisicamente al ruolo e li ascoltano provare qualche pezzo su cui si sono preparati. Dopodichè avviene la scelta definitiva e il cast può dirsi
completo.

5. La scenografia. Scene e regia nascono insieme, perché una è funzionale all’altra. Il regista spiega allo scenografo che idea si è
fatto dello spettacolo e in quale ambientazione vuole far recitare i personaggi e insieme allo scenografo elaborano dei bozzetti
che possono essere o dei veri modellini oppure dei fotomontaggi (i “rendering”) che simulano la scena finita.

6. I costumi.
I costumi servono, oltre che naturalmente a vestire i protagonisti, a definirli meglio: con il costume giusto un personaggio
può aumentare moltissimo il suo potenziale comico o drammatico. Ad esempio, un cappello ridicolo indossato da una gran dama che
si prende molto sul serio ne moltiplicherà l’effetto comico.

7. La regia. L’idea drammaturgica iniziale comincia a prendere una forma: prima scritta (il libretto), poi sonora (la musica), poi visuale
(la scenografia e i costumi): come in un puzzle dove tutte le tessere vanno messe al posto giusto, la regia fa sì che tutte queste
forme separate diventino una “cosa” sola, lo spettacolo.

8. Le luci. Illuminare uno spettacolo vuol dire contribuire a raccontare una situazione o uno stato d’animo con i colori, il buio o la luce.
Ad esempio se la scena è ambientata di notte, il datore luci userà toni blu; se è ambientata al tramonto, toni giallo-rossi.

9. Le prove. Il direttore d’orchestra legge e studia la partitura dandone un’interpretazione personale e provandola insieme all’orchestra
e ai cantanti (le “prove musicali”). Nel frattempo il regista monta lo spettacolo provandolo per tanti giorni (le “prove di regia”) fino
alla prova generale dove tutto deve funzionare alla perfezione.

10. L’allestimento dello spettacolo
. Sarti, attrezzisti, macchinisti, calzolai, pittori, fabbri, elettricisti, facchini, coordinati dal direttore
degli allestimenti e della sartoria contribuiscono col loro lavoro a dar forma alla parte visiva.

11. Trucco e parrucche. Prima di andare in scena i cantanti, figuranti e ballerini vengono pettinati e truccati. Le luci del palcoscenico
tendono a “bruciare” i lineamenti del viso: è per questo che visti da vicino i make-up teatrali risultano così pesanti… perché lo sono!

12. Sipario! Infine arriva “la prima” e tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte si fanno gli auguri perché vada bene
(in teatro si dice TOI-TOI). Tutto sembrerebbe finire qui ma è solo grazie al pubblico che lo spettacolo nasce davvero:
con la sua partecipazione emotiva, col silenzio pieno di attenzione e infine con gli applausi… o coi fischi e i buuu se è andato male
(…e allora si dice che “è stato buuato”).